Nostra Signora dell' Incarnazione, prega per noi.

Cosa si intende per Abbazia diffusa


     Sono nati in questi anni passati il museo diffuso, l'albergo diffuso e altre attività che vengono svolte in ambienti distinti, non più concentrate in un unico luogo, ma appunto diffuse e dislocate in più ambienti del territorio. Noi vorremmo incarnare la contemplazione e la ricerca di Dio che si attua nei monasteri nel tessuto sociale della vita contemporanea.

     La vita monastica e contemplativa in generale è, in Europa, sostanzialmente di ispirazione benedettina e agostiniana. Le costanti sono riassunte in tre parole: prega, leggi, lavora. Nei monasteri ci si dedica a questo dopo aver abbandonato la comune vita sociale, nell'Abbazia diffusa si assolvono i tre impegni senza abbandonare la presenza nel mondo.

Vorremmo realizzare il progetto spirituale qui a Sant'Oreste. Pregando e leggendo nella propria casa, lavorando nella campagna santorestese, una bellissima campagna, che in più parti è in stato di abbandono perché la vita sociale e lavorativa ci porta da un'altra parte. C'è però un risveglio moderno delle attività agricole nei giovani, l'Abbazia diffusa potrebbe essere un'opportunità per ridare splendore alla nostra terra.

Quanto veniamo esponendo è forse nuovo qui da noi, ma altri ci hanno già pensato. Come stimolo alla riflessione in proposito cito letteralmente da Internet un passo che può orientare il nostro pensiero:


IL MONACHESIMO INTERIORE


     Da qualche decennio a questa parte, grazie al lavoro di alcuni cristiani si è giunti alla definizione del carisma del cosiddetto  "monachesimo interiorizzato".

Si tratta, in sostanza, di vivere il monachesimo da laici, pur rimanendo nel mondo. Non si tratta tanto di assumere qualche particolare abito esteriore, o alzarsi presto la mattina, o comunque adottare comportamenti esterni da monaci. Si tratta invece, prima di tutto, di vivere interiormente l'essenziale della vita monastica, cioè il quaerere Deum: cercare Dio. Cercare Dio come Assoluto, in umile accettazione della Sua volontà su di noi, in spirito escatologico, liturgico e contemplativo.

Escatologico, perché si deve orientare la propria vita verso i beni eterni, non verso le caducità del mondo, che oggi sono e domani sfioriscono.

Liturgico, perché si entra nella lode che sale da tutta la Chiesa verso Dio, respirando come respira la nostra amatissima Mater Ecclesia.

Contemplativo, perché Dio chiama l'uomo a partecipare della Sua stessa vita divina. Il pieno raggiungimento di quest'obiettivo ci sarà solo in cielo, dove contempleremo Dio faccia a faccia. Ma già su questa terra è possibile gustare un anticipo di Paradiso, gustare il mistero di Dio, gustare la Sua tenerezza. 

     Così il laico può alzare gli occhi al Cielo e, con ferma fiducia e salda speranza, nella carità dello Spirito, porre il proprio cuore accanto a quello del Cristo e lasciarsene trasformare: cor ad cor loquitur. Tuttavia, l'esperienza monastica interiore, in cui la cella non è più fisica, ma percorre i confini del nostro cuore, è molto libera. Non occorre... entrare in questa o quella comunità, ma si tratta di fare propri i principi fondamentali del monachesimo interiorizzato.

   Per questo è fondamentale, come insegna la tradizione dei Padri, la saggia guida di un padre spirituale, perché normalmente noi siamo degli asini quando vogliamo guidare noi stessi.


Internet Cattolici Romani

PREGA, LEGGI, LAVORA

   La preghiera è il respiro dell'anima, non c'è santità senza preghiera. Un cristiano si sviluppa bene secondo le due dimensioni della preghiera, quella personale e quella liturgica fatta insieme ai fratelli che condividono la stessa fede in Gesù Cristo. Deve essere una preghiera illuminata e consapevole, a questo serve la lettura. Innanzitutto la lettura della Sacra Scrittura, la Lectio Divina, non possiamo vivere e pregare secondo Dio se non ne conosciamo il pensiero espresso in questa lunga lettera che è la Bibbia. Abbiamo poi una sterminata letteratura sacra dagli apostoli in poi che ci consente la lettura spirituale, testi che non sono Sacra Scrittura ma espressione della vita spirituale di tanti santi pastori del popolo cristiano o anche semplici fedeli che hanno raggiunto la santità e ci possono essere di aiuto, oltre alle numerose vite di santi.

Terzo punto, come ci dice san Paolo "chi non vuol lavorare , neppure mangi!" Dopo il peccato il lavoro è divenuto una via di redenzione per il cuore dell'uomo incline al male fin dalla nascita.

Mettiamoci all'opera: il cammino è chiaro bisogna solo imboccarlo.

     Alla nostra buona volontà farà riscontro la grazia di Dio, che si fa trovare da chi lo cerca con cuore sincero.                                                                                                                                                                              p.C.


L'ozio è nemico dell'anima, perciò i monaci devono dedicarsi al lavoro in determinate ore e in altre, pure prestabilite, allo studio della parola di Dio.

Se le esigenze locali o la povertà richiedono che essi si occupino personalmente della raccolta dei prodotti agricoli, non se ne lamentino, perché i monaci sono veramente tali, quando vivono del lavoro delle proprie mani come i nostri padri e gli Apostoli. ...

Se in monastero ci sono dei fratelli esperti in un'arte o in un mestiere, li esercitino con la massima umiltà, purché l'abate lo permetta... affinché in ogni cosa sia glorificato Dio.

Per i cristiani che vivono in società,

proponiamo la perseveranza settimanale

in un Cenacolo di preghiera 

per realizzare l'deale di San Benedetto:

l'ape che gira sempre e mai torna all' alveare 

                                      non farà miele.                 p.Carmelo

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